domenica 21 dicembre 2008

Santa Claus is comin' to town



Paris dicembre 2007...



BUON NATALE A TUTTI!!!!

venerdì 28 novembre 2008

The Wrestler

Sono quelle canzoni che mettono pace nell'anima... come sempre quando si assiste a una meraviglia. L'intensità struggente che Springsteen sa tirare fuori da un pezzo è una delle meraviglie della musica.
Sempre energia è quella che esce dalle sue note, sia che venga da un pezzo solo chitarra e piano, sia quando c'è la batteria a scandirne l'animo rock. Energia immensa. Grazie Bruce.




Have you ever seen a one trick pony in the field so happy and free?
If you've ever seen a one trick pony then you've seen me
Have you ever seen a one-legged dog making its way down the street?
If you've ever seen a one-legged dog then you've seen me

Then you've seen me, I come and stand at every door
Then you've seen me, I always leave with less than I had before
Then you've seen me, bet I can make you smile when the blood, it hits the floor
Tell me, fan, can you ask for anything more?
Tell me can you ask for anything more?

Have you ever seen a scarecrow filled with nothing but dust and wheat?
If you've ever seen that scarecrow then you've seen me
Have you ever seen a one-armed man punching at nothing but the breeze?
If you've ever seen a one-armed man then you've seen me

Then you've seen me, I come and stand at every door
Then you've seen me, I always leave with less than I had before
Then you've seen me, bet I can make you smile when the blood, it hits the floor
Tell me, friend, can you ask for anything more?
Tell me can you ask for anything more?

These things that have comforted me, I drive away
This place that is my home I cannot pay
My only faith's in the broken bones and bruises I display

Have you ever seen a one-legged man trying to dance his way free?
If you've ever seen a one-legged man then you've seen me

giovedì 6 novembre 2008


Se c’è ancora qualcuno là fuori che dubita che l’America sia un posto dove tutte le cose sono possibili; che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è vivo ai nostri giorni;
che ancora si pone domande sul potere della nostra democrazia...
stasera è la risposta.
È la risposta data dalle file di persone che circondano le scuole e le chiese, in un numero che questa nazione non ha mai visto; da persone che hanno aspettato tre ore e quattro ore, molti per la prima volta nella loro vita, perché credevano che questa volta poteva essere differente, che la loro voce avrebbe potuto fare così tanto la differenza.
È la riposta data dai giovani e dai vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, latini, asiatici, nativi americani, omosessuali, eterosessuali, disabili e non disabili... americani che hanno inviato un messaggio al mondo, che noi non siamo solo una raccolta di stati rossi e blu... noi siamo, e saremo sempre, gli Stati Uniti d’America.


Brividi e commozione. Signori, questa è la Democrazia.
Ciò che è successo il 4 Novembre 2008 è una conquista dell'umanità. Un popolo intero che sceglie di cambiare radicalmente, mosso da una passione e una forza incredibili. Gioisce. Ora sul trono più influente del mondo c'è un uomo su cui aleggia lo spirito di Martin Luther King.
McCain lo applaude, zittisce i fischi. Condoleeza Rice dimostra sincera felicità nonostante la sconfitta del suo partito. James Jackson piange.
Sono tutti americani. Obama è il presidente di tutti, reds and blue. Per la prima volta nella storia moderna il presidente degli USA viene dall'emarginazione e dal duro lavoro. E' arrivato li da solo. Pure Kennedy ebbe la strada spianata dai milioni di dollari del padre.
Ci sta un pò di luce in più su questo mondo.
E non è un caso che in questo momento buio, brilli dagli Stati Uniti d'America.

Chissà... forse... un giorno... anche da noi...
...la nostra vetusta cultura politica, radicata al dopoguerra, le assurde divisioni ideologiche non ce lo permettono. Coloro che ci governano sono tutti, nessuno escluso, figli di questa cultura, sono l'espressione massima di tale obsolescenza. E noi che li votiamo non siamo da meno.
Siamo indietro anni luci signori miei... yes, they can... noi no.

Ma sono estremamente felice per il trionfo di Barack Hussein Obama.

venerdì 31 ottobre 2008

Wall-E - Disney Pixar

Sono entrato al cinema ansioso di vedere cosa avesse combinato stavolta la Pixar e ne sono uscito assolutamente meravigliato. Posto qui, con gentile concessione del suo autore, una bellissima recensione a questo ennesimo capolavoro animato.

Popolarmente i film d’animazione vengono considerati come film per bambini, niente di particolarmente grave c’è anche chi al tempo considerava Hitchcock un regista di thriller tout-court., però può essere che la Pixar faccia cambiare idea a qualcuno, non è la prima volta che un film d’animazione sia più gradito al pubblico “adulto”, al cinema i bambini di 6-7 anni riescono a tenere l’attenzione per poco più di tre minuti, ci deve sempre essere una novità, un cambio di registro, di ritmo per tenerli vigili, Wall-E disattende queste aspettative, è un film che si prende i suoi tempi e i suoi ritmi. Wall-e è un robottino pulitore, ogni giorno si prende la sua valigetta “portaoggetti”, si reca al lavoro, che svolge molto diligentemente da 700 anni, e raccoglie (ricicla) oggetti dimenticati di un’umanità che vive tra le stelle. I primi 20 minuti ci presentano la vita “umana” del personaggio principale; Wall-e ha sentimenti e desideri umani, questo è un dato di fatto fin dall’inizio, nessuna spiegazione sull’evento eccezionale e il pubblico lo accetta volentieri anche perché è difficile non innamorarsi o commuoversi mentre lui trova tra i mucchi di rifiuti tutta una serie di semplici oggetti che mostrano un passato per noi ancora “presente”, dai cucchiaini e forchette di plastica, ai pesci canterini che si attaccano alle pareti sino alle lampadine che nelle mani di qualcuno sembrano magiche, e non dimentichiamo il vecchio vhs dove ogni sera guarda “Hello Dolly” sperando di trovare una mano da stringere, un contatto con qualcun(qualcosa) d’altro.E l’umanità dov’è? E’ in un’arca di Noè nello spazio stellato, non vive ma sopravvive, assuefatta da una tecnologia che ha monopolizzato completamente la sua esistenza, tutti gli individui sono grassi, mangiano senza gustare, vedono solo attraverso i loro moderni telefonini e non si accorgono neppure dove vivono, si vestono dei colori che la moda impone (anche se nessuno li crea),sono emotivamente l’esatto opposto di Wall-e.
Wall-e è un film sulla visione (e la comunicazione), Wall-e osserva ed è curioso di ciò che lo circonda, la razza umana ritrova se stessa solo nel momento in cui viene distratta da immagini preconfezionate, basta solo uno sguardo alle stelle o uno sfiorarsi di mano per scoprire un mondo bellissimo fuori dagli schemi, Eva scopre il puro amore di Wall-e vedendo una proiezione che aveva solo registrato nella sua mente ma non aveva vissuto. Il primo messaggio di Wall-e, prima ancora di quello ecologico, è un insegnamento ad imparare a guardare; l’oggetto che si osserva ci offre molto più di quanto immaginiamo, ma ci parla di una visione pura ed attiva, di un’azione da “vivere” e non “patire”. Per il resto abbiamo una serie di citazioni mai casuali benì perfettamente inserite nel tessuto narrativo, da “Corto circuito” (difficile pensare che Wall-e non sia stato ispirato da numero 5) a 2001 (Hal 9000 e non solo) per arrivare sino a “Giù la testa” (quando wall-e viene sollevato dagli altri robot come eroe, involontario ed inconsapevole, della rivoluzione). C’è ancora da dire che il lavoro grafico della Pixar è come al solito superlativo, ma questo già si sapeva, il bello è che queste immagini hanno da raccontarci più di quanto ci aspettassimo.
Paolo Iglina (Backstreet70)
Redattore dell'ottimo sito di critica cinematografica Kavus Club

domenica 19 ottobre 2008

Ehi, va di moda!

TUUUU.... TUTUUUUU... TUUUUU... TUTUUUUU...
Perchè diavolo non risponde?!?
TUUUU.... TUT.. BIP!

Linea drasticamente caduta.
E' da una settimana che provo a chiamarlo al cellulare, ma mica mi risponde. Anzi in realtà lui tenta di farlo, ma per accettare la chiamata non sa che cosa pigiare sul suo nuovissimo I-Phone appena giunto dall'america, che ti prepara pure il caffè se vuoi, resistente e longevo come un palloncino di cristallo.
Adesso non venitemi a dire che l'I-phone sia un bisogno primario che ci cambierà la vita come un normalissimo altro cellulare. L'I-xxxxx, qualsiasi xxxxx esso sia, è un'operazione commerciale azzeccatissima. Fa tendenza avere l'I-xxxxx, ce l'hanno tutti l'xxxxx. Ora ok che la Apple a livello di design e qualità ha standard elevati, ma per l'80% dei casi la gente compra perchè comprano gli altri.
Perchè va di 'moda'.

Odio sta frase, ma la odio sul serio.
Quest'anno va di 'moda' il viola... cazzo, è un colore che mi piace da sempre, l'avrei preso anche 5 anni fa se l'avessi trovato!!! No, bisogna indossare il viola solo quando tutti per strada vanno in giro conciati con scarponcini viola, berretti viola, piumoni viola, pantaloni viola. Tra due anni passerà di 'moda' e butteremo nel cesso un vestito usato solo un paio di volte. Complimenti, ottima scelta.
Capita di andare in certi spacci in cui per salvare dalle tarme capi abbandonati fanno sconti dell'80%. Ma roba indossabilissima e bella!
Eh ma sai... la gente nonostante il prezzo ormai basso non lo compra perchè è dell'anno scorso...
Eh mi pare giusto. Dobbiamo vestirci di marca, perchè fa 'moda', alta 'moda' anzi, e spendere milioni per roba usa e getta. Una giacca di Armani come un kleenex nel giro di due anni.
Ho preso un paio di Timberland da usare per il freddo e la neve, ma mi han detto che si indossano solo in primavera in discoteca, tenendo i pantaloni dentro.
Ah scusate, non lo sapevo.
In Sardegna quest'estate tutti i ragazzi portavano sotto il costume mutande con l'elastico enorme, dalle griffe stampate che si leggevano pure dalla corsica. Come quei tizi che andavano in giro a fare pubblicità con i cartelli addosso... nel nostro caso chiamati pisello-sandwich. Che poi anche la marca... non sempre è sinonimo di qualità. Tendenza semmai. Cioè 'moda'.
Siamo imprigionati nel penitenziario dell'uniformità. Tutto ciò che detta la televisione è la nostra legge. Tutto ciò che è anticonformista, NON COSTOSO, e non incanalato dal proforma è una merda. Tutti pettinati uguali, tutte truccate uguali, tutti vestiti con le stesse tonalità, tutti che comprano solo roba griffata.
E' così... ed è una tristezza sinceramente.

Ah questa voglio dirla poi... i tacchi a spillo da 12...
Mmmmm, mi pare di aver capito che vanno di 'moda' giusto? Mmmmmm, in effetti in tv tutte li portano, anche quelle già giganti di loro. Mmmmmm... BUM! Scarpe con tacchi vertiginosi ovunque.
Oh, se rimanessero nelle vetrine sarebbero anche belli da vedere, ma indossati da povere penitenti è uno strazio. Giri per le vie di Vicenza la Domenica pomeriggio e c'è chi cammina con le gambe a banana che sotto ci potresti passare con la 500, chi trascina i tacchi tenendo le braccia aperte per stare in equilibrio, chi si strizza le dita dei piedi e non sa manco a chi appoggiarsi.
E la schiena ringrazia.
Signorine, i tacchi bisogna saperli portare e un conto è se li indossano le supermodelle (supermagre, bella 'moda' anche quella tra l'altro...) un altro è fare la via crucis con le gambe come zampogne. Sono rarissime le donne che li indossano con naturalezza. Ne avrò contate due in una Domenica. Suvvia, occorre per forza il tacco 12? Per slanciarti un attimo basta anche meno.
Ci fosse maggior libertà, meno conformismo... se la gente si facesse un po' i cazzi propri e non giudicasse il monaco in base all'abito... sarebbe un Italia migliore. Ma si sa, la famiglia italiana fa fatica ad arrivare a fine mese, non può più permettersi la camicia D&G e il portatile della Apple.

sabato 11 ottobre 2008

London Calling

Voliamo in Inghilerra, anno 1979. I precursori del punk brittanico, la voce del proletariato giovanile, la rabbia contro l'autorità opprimente. THE CLASH rientrano da un tour negli USA, carichi di un seguito fedelissimo ma ancora abbastanza ristretto. Joe Strummer e i suoi tre compari pubblicano subito un doppio album che, oltre a portarli nell'olimpo, ha il merito di elevare il punk a livello mondiale, spingendolo a forza in tutte le case. Paradossalmente London Calling scatenò la rabbia dei fans più accaniti, a loro detta traditi da sonorità mai sperimentate in precedenza dal gruppo. Tracce di rockabilly, ska, reggae, mischiati (con splendore) al loro marchio di fabbrica. Ma le liriche restano sempre pregne della loro voglia di rivolta, della cultura punk della quale s'erano fatti portavoce.

La title-track in particolare, dal momento in cui è stata scritta, è e rimane il simbolo di questa cultura. Espressa con chitarre sfregiate dalle pennate dolenti di Jones e Strummer (strimpellatore), ossessionata da una ritmica pesante e marziale, cantata da Joe al solito modo, non stilisticamente perfetto ma carico di un'energia tale da invogliare a scendere in strada.
Ritrae un disegno disperato del periodo.
Vuole la rivolta, chiama gli ascoltatori a uscire dal loro stupore drogato per intraprendere la lotta, senza riferirsi per forza solo a Londra.
Ma non sono loro stessi i salvatori della patria... 'Non rivolgetevi a noi / la sciocca Beatlemania ha morso la polvere'
Chiedendo nella frase finale, distorta e piena di eco... 'After all this, won't you give me a smile?' / Dopo tutto questo, non vuoi rivolgermi un sorriso?

Questa era la rabbia giovanile di fine anni 70. L'attenzione politica e l'onestà ideologica di un gruppo che ha deviato la storia della musica (tenevano i biglietti dei loro concerti a costi bassi, nonostante le pressioni dei produttori). Questi erano i Clash. Questo era il PUNK. Questo era il compianto Joe Strummer, stroncato da un banale infarto all'età di 50 anni, quando ancora avrebbe avuto molto da dire.
Questa è l'adunata. Londra chiama. ' La guerra è decisa e inizia la battaglia.'


Londra chiama le città lontane
Ora la guerra è dichiarata e la battaglia sta per iniziare
Londra chiama l'oltretomba
Venite fuori dagli armadi ragazzi e ragazze
Londra chiama, ora non badate a noi
La falsa Beatlemania è finita a mordere la polvere
Londra chiama, vedete che non c'è niente di così "swinging"
Tranne che il roteare di quel manganello
L'era glaciale sta per arrivare, il sole sta zoomando
L'attesa fusione nucleare, il grano cresce male
I motori si arrestano, ma io non ho paura

Perchè Londra sta affondando ed io vivo vicino al fiume

Londra chiama alla zona di imitazione
Dimenticala, fratello, puoi andarci da solo
Londra chiama gli zombies della morte
Smettete di aspettare - e tirate un altro respiro
Londra chiama - e io non voglio gridare
Ma mentre parliamo ti ho visto che guardavi altrove
Londra chiama, vedete che non siamo drogati
Tranne quello con gli occhi gialli
L'era glaciale sta per arrivare, il sole sta zoomando
L'attesa fusione nucleare, il grano sta crescendo male

Un errore nucleare, ma io non ho paura
Perchè Londra sta affondando ed io vivo vicino al fiume

Londra chiama, sì, e c'ero anche io,
E sapete che hanno detto?
Beh, che in parte era vero!
Londra chiama al momento cruciale
E dopo tutto questo, non vuoi farmi un sorriso?
Non mi sono mai sentito così...


mercoledì 1 ottobre 2008

Walk on the wild side

Amo il ROCK nel senso più ampio del termine, in tutte le sue origini, tendenze e sfacettature. Il rock non è un genere musiale, ma un modo di fare musica, un potere che ha cambiato la storia del mondo. Passione, anima e corpo sottoforma di note musicali. E' Blues, Jazz, Soul, R&B, Rock&Roll, psichedelia, Country, Folk, Hard Rock, Metal, Grunge e tanto altro ancora. E' sia POPular che di non facile ascolto. E' poesia, cinema e letteratura. Moltissime sono le menti che hanno lasciato il proprio segno.
Grazie alla gente che ho incontrato strada facendo ho imparato ad apprezzare un sacco di musica. Qualcuno mi dava un consiglio o una dritta e ZAC!... nuovo mondo.
Ogni tanto posterò le mie canzoni preferite, quelle più significative perlomeno. Son sicuro che facciano parte, ognuna nel suo modo, della storia del rock.


Inizierei con un classico di LOU REED, l'eclettico cantautore newyorkese che nel 1972 incise questo pezzo nel suo primo album da solista, lo stratosferico Transformer. Prodotto da David Bowie e ispirato da Andy Warhol, il suo scopritore ai tempi degi Velvet Underground.
Reed descrive uno spaccato urbano trasgressivo della sua città. Quello dei transessuali, del prostituto attore, dello spacciatore strafatto. Tutta gente emarginata, realmente esistita, che frequentava la Factory di Warhol.
La famosissima linea di basso iniziale è in realtà una doppia traccia di contrabasso e chitarra, mentre il sax regala un tocco jazz al pezzo. L'atmosfera sussurra intima fino all'inedito coro, un invito a perdersi nella trasgressione 'on the wild side' assieme ai suoi bizzarri personaggi.
Interessante sapere che questa canzone è stata trasmessa per la prima volta dalla BBC, senza che i funzionari badassero alle allusioni sul sesso e droga presenti nel testo. Se ne accorsero troppo tardi... quando ormai era diventata un hit.

Holly viene da Miami
in autostop attraverso gli USA
sfoltendo le sue sopracciglia per strada
depilandosi le gambe lui diventò lei
Lei dice, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Lei disse, hei dolcezza
Fatti un giro nella zona selvaggia

Candy viene dall'isola
Nella camera sul retro lei era la ragazza di tutti
ma non ha mai perso la testa
neanche quando faceva pompini
Lei dice, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Disse, hei bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
e le ragazze di colore fanno do doo do doo..

Piccolo Joe non l'ha mai dato via a gratis
tutti devono pagare e pagare
Una botta qui e una botta là
NY city é il luogo dove dicono, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Ho detto, Hey Joe
Fatti un giro nella zona selvaggia

Sugar Plum Fairy é venuto e batte le strade
cercando cibo per l'anima e un posto dove mangiare
é andato da Apollo
avresti dovuto vederlo come ci dava dentro
Loro dicono, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Ho detto, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Molto bene, huh


sabato 27 settembre 2008

La città incantata - Hayao Hiyazaki

Apro i miei pensieri cinematografici con un'opera vista di recente, anche se datata 2001. Un lungometraggio animato giapponese, creato dalla mente straordinaria di Hayao Miyazaki, lo stesso che decenni fa partorì Mimi, Haidi e soprattutto Lupin III. Non sono fanatico delle animazioni nipponiche, al di la dei pomeriggi passati davanti a bim bum bam. Però posso dire con serenità che 'La città incantata' è uno dei film del genere che più mi hanno emozionato, colpito e divertito. Più coinvolgente e curato del 'Castello errante di Howl', sempre di Miyazaki. Nulla da invidiare ai grandi classici Disney, anzi, per certi versi il target è più adulto e la struttura ancora più complessa.

Tutto inizia con questa bimba annoiata, Chihiro, che s'appresta a vivere in una casa nuova con i genitori. La loro automobile però si perde ai margini di un boschetto. Il padre imprudentemente decide di prendere una scorciatoia che s'inoltra tra le fronde, fino a che un muro rosso, macchiato dall'imboccatura di una piccola galleria buia, ne blocca l'avanzata.
Nonostante i timori di Chihiro, i genitori decidono di andare a curiosare in fondo a questo tunnel circondato da strane statue...
...e qui inizia una storia fantastica, un viaggio onirico, in cui tutto l'affascinante mistero iniziale lascia il posto allo stupore man mano che i minuti passano. Ci si chiede in che razza di posto sia finita questa bimba un pò viziatella e alla fine ogni dubbio viene fugato con meraviglia. Non svelerò di più, perchè davvero il divertimento che ho provato nello scoprire pian piano le cose è stato godurioso.

I personaggi sono particolarissimi e pieni di vita (o di non vita?), caratterizzati in maniera graficamente straordinaria. Dalle palline di fuliggine lavoratrici al dio del puzzo forte. Come tutti i particolari presenti nel film del resto. Chihiro che si mette l'elastico sui capelli, i pezzi di carta che svolazzano in cielo, i ghigni della strega Yubaba, il ribollire del fango... elementi disegnati con un realismo e una cura incredibili. In un contorno di paesaggi da sogno, partoriti dalla fantasia più colorata e geniale, in cui gli elementi fisici come li conosciamo vengono mescolati e distorti.
Il tutto in puro stile manga. D'altissimo livello però.
Le musiche sono all'altezza, eccome! Si passa dal silenzio immobile e quasi paradisiaco dei primi minuti oltre il tunnel, disturbato da un'impercettibile tensione che inesorabilmente cresce, agli intrecci mitologici che dolcemente accompagnano il viaggio. Coinvolgenti.
Il messaggio finale è semplice quanto veritiero... Chihiro imparerà ad avere fiducia in se stessa affrontando, per la prima volta nella sua vita dorata, i propri doveri.

Non è un fantasy, anche se molti sono i collegamenti con la mitologia giapponese, ma un film di fantasia che funziona a meraviglia. Poetico, drammatico, nostalgico, ricco, talvolta umoristico. Geniale per certi versi. Non a caso è stato l'unico film d'animazione a vincere l'orso d'oro al festival di Berlino, oltre che il meritato oscar come miglior lungometraggio animato.
A mio parere il più bel prodotto giapponese di sempre.
Per passare due ore di serenità, meravigliandoci come bimbi di fronte a una finestra aperta sul mondo della fantasia più fiabesca.

venerdì 26 settembre 2008

Trade in Italy

Ma scusate... a qualcuno davvero frega qualcosa avere una compagnia aerea di bandiera?
In vita mia non ho mai messo piede su un boeing Alitalia. Scioperi continui, costi altissimi, puntuali ritardi. Il presidente del consiglio decanta tanto il volo made in Italy senza averci mai messo piede... del resto i jet privati son comodi.
Io amo l'Italia e volo Alitalia.
Chi stracazzo me lo fa fare di scegliere la nostra compagnia piuttosto che Air One, Ryanair, Scandinavian Airlines, Air France o Lufthansa? Scelgo quella che mi è più opportuna, l'offerta migliore e maggiormente affidabile. Non pago il triplo solo per fare un favore a un'azienda salvata da continui contributi statali.. cioè nostri.
Lo stesso discorso vale per la FIAT. Chi me lo fa fare di comprare automobili prodotte dall'azienda italiana quando a parità di prezzo altre marche straniere vendono auto i più belle, efficenti e funzionali? Io della mia Citroen sono soddisfatissimo.

Che poi queste nostre aziende molti anni fa erano colossi veri. Alitalia penso abbia un tasso di incidenti praticamente nullo rispetto ad altre più blasonate. E la FIAT stessa imperava nel mercato con le auto da primo stipendio, su tutte la 500 e la Mini. Due autovetture che nel 1970 erano tanto accessibili a chiunque, quanto nel 2000 accompagnano in parata fighetti e figli di papà.
E quando Alitalia sembra fallita il personale aria-terra esulta come a un gol mondiale.
Meglio falliti che in mano ai banditi.
Giusto, nel paese in cui tutti vogliono tutto e nessuno si accontenta di nulla, la cassa integrazione per cinque (sette?) anni la paga lo stato... cioè noi.
In america una grossa azienda fallisce e il giorno dopo i dipendenti escono uno alla volta, in silenzio, con lo scatolone in mano.
In Italia escono tutti col sorriso sui denti, accompagnati dalle fanfare dei sindacati, mentre i dirigenti vampiri si volatizzano come pipistrelli satolli.
Alla fine ci rimettiamo comunque noi... come sempre.
E tutto questo senza che a me freghi una sega di volare Alitalia perchè amo l'Italia.

mercoledì 17 settembre 2008

No benedizione? No party!

E' vecchia di qualche giorno la frase pronunciata dal col. Ratzinger sui divorziati e il rito della comunione.
'Non benedite le unioni illegittime.'

Appena letta la notizia stavo per sclerare nel mio solito monito anticlericale, indicando nella figura del papa odierno un ultrà della chiesa, un conservatore incallito quale in effetti è. Ma lasciando da parte i danni della politica cattolica nel nostro paese (in un paese laico il papa può dire quello che vuole, ma senza avere influenze politiche) ci ho riflettuto un attimo.

Aborro in generale le idee retrograde del Vaticano... del tipo:

- Non ti faccio il funerale perchè t'hanno staccato la spina che ti teneva in stato vegetale...
- Teniamo viva una ragazza anche se non dà cenni da 15 anni... vita di merda ma sempre vita è...
- Niente fecondazione assistita per le donne in difficoltà... non è naturale...
- Niente esami su cellule staminali... non è morale...
- Proteggiamo la vita anche quando è artificialmente trattenuta dai macchinari... questo si che è naturale e morale...
- Se una donna è stata violentata non puo' abortire... è omicidio...
- Non ti faccio la comunione perchè prendi la pillola e trombi non per procreare...
- Niente preservativo in Africa... che l'aids si diffonda pure, ma si tromba solo per procreare appunto...

Quasi tutte le imposizioni che escono dal clero vanno contro ogni mio principio. Vorrei vivere in uno stato veramente Laico quale non è l'Italia.
Non sono praticante, nè credo in una chiesa come quella attuale, apparente e piena di materialità. Credo invece nel vangelo e nei messaggi che Gesù ci ha lasciato. Ammiro le anime buone che si identificano realmente in questo e si prodigano in giro per il mondo.
Però quest'ultima imposizione di Ratzinger un senso ce l'ha.
La vedo come una crociata contro la superficialità, terreno in cui nuotano quei cattolici convinti che si sposano in chiesa accompagnati da fanfare e lustrini per poi cancellarne il ricordo con un paio di firme notarili.
Ma anche contro quelli che lo fanno senza pensare ad altro che al vestito, ai paggetti, alla carrozza, alla limousine, agli invitati, al banchetto.
Quelli che preparano tutto già un anno prima.
Quelli che, saranno solo 150 invitati.
Quelli dei banchetti sfarzosi nei giardini del castello e della villa palladiana.

Cioè per capirci... a me i matrimoni classici non piacciono. Denigro lo sfarzo inutile che c'è quasi sempre dietro questo sacramento. Se devo dare risalto a qualcosa, vorrei che lo avesse il coraggioso gesto d'amore. Tutto il resto puo' sparire.
Credo nel matrimonio in generale quale unione di due innamorati che decidono di dichiarare alla vita il loro rapporto. I riti d'unità esistevano ai tempi degli indiani d'america, degli Incas. L'uomo ha sempre avuto l'istinto di celebrare l'unione di due anime. Così deve andare per legge umana. Non è una partenza, ma anzi, una cosa che due possono fare anche in un momento di maggiore maturità. Nel frattempo per quanto mi riguarda possono vivere insieme e creare famiglia. Apprezzo le coppie che si sposano dopo anni.
Si tratta solo di un accento del rapporto tra due persone, in fondo. Oltre che un'opportunità burocratica.

La gente si sposa pensando e preparando mille cose, perdendo di vista tutto. Per 500 giorni si guarda alla lista nozze, ai divani pois, ai muri color verde caccola, a portare gli inviti personalmente, insieme per mano, fino alla Turchia, al menu di 40 portate minimo. Poi alle scoreggie del cavallo che trasporta la sposa di fronte alla scalinata hollywoodiana, al vestito che tutti ammireranno, nel momento in cui questa scenderà dal quadrupede aerofago.
' Laggiu' l'avranno visto bene? Aspetta che mi metto in luce... '
E all'ultimo, di fronte all'altare, dopo migliaia di ore passate a pensare a tutto ciò che è inutile:
' Oh, mi sposo... che emozione... mi viene da piangere perchè me n'ero scordata! '
Mentre lo sposo sviene rimembrando il conto in banca.
Pensieri cristiani.

Mandiamo a puttane ogni briciola di buon senso, trasformando un momento importante nel giorno per eccelenza più sfarzoso della nostra vita. Il bello è che non lo fa solo Briatore ma anche l'operaio o l'infermiera comune; vanno in bancarotta per sposarsi. Ma che diavolo ci ha insegnato Gesù?
Viveva di stracci in mezzo ai derelitti, benediva i credenti con l'acqua del fiume e giustamente noi si deve spendere 10 mila euro per fare un matrimonio come si deve?
Si, altrimenti è un matrimonio da sfigati. Da poveretti. Fai fuori 3 mila euro per un vestito che indosserai una volta sola. Ma stiamo scherzando?
' Dunque, gli invitati... Dobbiamo chiamarli tutti per forza! Anche quelli che non vediamo da secoli e che abbiamo conosciuto in vacanza a Belmonte Calabro due anni fa! Del resto ci hanno invitato al loro... '
' Sputerei nel piatto a tizio li... pero' lo invitiamo lo stesso, si! '
Ragionamento cristiano.

E' triste vedere tanta superficialità. Si contano sulle dita di una mano ormai coloro che affrontano questo passo con maturità e convinzione.
E di certo non da questa mano escono fuori 2 milioni e mezzo di italiani divorziati.
Uno si sposa in chiesa perchè ci crede, fa una promessa e la calce sulla firma è, per lui, divina. Ha dato la parola al suo Dio. Non riesce a mantenerla? Io mi sentirei una merda, tanto da non avere il coraggio di andare sotto il crocifisso a chiedere la comunione.
Se uno fosse coerente con la propria superficialità mi sta bene. Mi sono separato? Pazienza, non merito un'altra occasione dinanzi a Lui. Ma agire da superficiali, nascondendosi poi dietro alla presunta fede, recitando un rosario di penitenza, fa ridere.
Un essere umano che sceglie di sposarsi in chiesa, se poi s'accorge di avere sbagliato (il che è umano), non può pretendere che il sistema da lui invocato lo tratti come nulla fosse (il che sarebbe comodo). La sacra rota ad esempio è una delle più grosse porcherie... serve a trovare cavilli logicstici per deviare la fede.
Escamotage cristiano.

Due si sposano perchè si amano (non sempre...) Punto.
Due si separano perchè non si amano più (non sempre) Punto.
Due divorziati possono risposarsi con rito civile. Punto.
Due divorziati non possono ricevere la comunione in chiesa. Punto.

Tu, cattolico praticante divorziato, non hai fatto nulla di grave, capita di sbagliare, ma vacci cauto e accetta le leggi che la tua religione impone.
E tu, cattolico praticante esagerato, pensa meno alla carrozza, al vestito milionario, al ristorante, agli invitati, alla lista nozze... non servono a un tubo visto che i conti veri li fai con l'altra persona non col portafogli...
...ah, e già che ci sei, non mettermi in un tavolo dove non arriva mai il cibo, vicino a sconosciuti che ogni dieci minuti torturano le mie orecchie tintinnando i bicchieri e urlando all'unisono: ' Con la linguaaaaa! '
Quella si che è cristiana però.

mercoledì 10 settembre 2008

Le stagioni venete

L'Italia, con 44 siti, è il paese con il maggior numero di beni dichiarati Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Senza contare ovviamente San Marino e Città del Vaticano. Tra questi, i centri storici protetti che fanno provincia sono: Roma, Venezia, Vicenza, Verona, Mantova, Napoli, Ferrara, Firenze, Siena, Urbino, Siracusa. Su 11 città, ben 3 appartengono al Veneto. Le tre 'V' d'arte. Agglomerati urbani antichissimi, con influenze architettoniche romane, medievali e rinascimentali. Cosi' vicine quanto cosi' diverse, posizionate lungo un'asse immaginario che dalla porta d'Oriente, Venezia, s'inoltra nella pianura toccando Vicenza e finendo a Verona. Anche Padova lambisce questa linea, ma a mio parere è città troppo caotica, trafficata, costruita, estesa, confusionaria per essere paragonata alle altre tre. Solo l'Orto Botanico merita una menzione, sempre secondo l'UNESCO. E io ci aggiungo anche la cappella degli Scrovegni e i meandri del Salone, nel centro storico. Ma nulla piu'. Non amo Padova.
Tornando al trittico, ho sempre immaginato ognuna di esse al massimo del proprio splendore in una particolare stagione dell'anno.


L'autunno, con i suoi colori caldi, ultime fiammelle d'orgoglio prima del grigio invernale, esalta al massimo il fascino di Venezia. La nebbiolina tenue tra le calle filtra la luce dei lampioni, regalando morbidi riflessi non solo all'acqua dei canali, ma anche all'aria stessa. Profumi di pesce e spezie aleggiano nell'atmosfera immobile, sopra una finestrella illuminata da un'osteria chiassosa. Poca gente in giro. Un gatto furtivo s'intrufola nelle fondamenta di un palazzo, mentre le barche di legno dei pescatori rientrano a casa passando sotto ponticelli addormentati. C'è romanticismo sfrenato, nonchè mistero ancestrale. Ti aspetti da un momento all'altro di scorgere il mantello di un Casanova svolazzare dietro l'angolo o il luccichio della maschera di una signora invitante. Non puoi far altro che perderti tra i vicoli avvolto nel cappotto che ti separa dalla foschia, nel mezzo della stagione in cui tutto si prepara a dormire. Una dolce buonanotte.


L'inverno freddo è occasione per respirare la splendida aria natalizia di Verona, città di San Zeno, il santo che sorride, e di Santa Lucia, la donna cieca che porta i doni ai bambini. E' la città piu' ricca del Veneto e anche per questo via Mazzini a Dicembre esplode di colori, lucine, pacchi regalo, palle di natale coloratissime, giocattoli e negozi invitanti. Piazza Bra è vivissima, zeppa di mercatini, nel pieno del suo splendore modaiolo, priva della soffocante calura estiva. L'arena sempre illuminatissima diventa sede di un bellissimo museo sui presepi da ogni parte del mondo, mentre dalla platea saetta l'enorme stella cometa bianca le cui punte ricadono all'esterno, nei pressi della statua del santo. Novelli Giulietta e Romeo passeggiano a braccetto, carichi di borse colme di regali, mentre una bimba nascosta sotto il piumino gusta con avidità un pezzo di cioccolato. Un sogno colorato.


La primavera è il risveglio della natura, il rigoglire dei fiori e del canto degli uccelli. Vicenza, la piu' piccola e intima delle tre città, esplode nell'aria tersa del cielo azzurro, nei colori dei petali variopinti sui poggioli dei palazzi. Piazza dei Signori, considerato uno dei piu' bei salotti d'Europa, è un tripudio di luce riflessa dalla candida basilica e frastagliata dalle ombre dei porticati gotici. La gente sorseggia uno spritz presso i numerosi tavolini sotto il campanile pendente, mentre l'orologio dorato splende sopra al disco blu. In lontananza le montagne tagliano l'azzurro e piu' vicini i colli berici si svegliano rigogliosi. C'è profumo di frutta fresca, di formaggi appena tagliati e caffè roventi. E' ora di una piacevole passeggiata in corso Palladio col solo maglioncino leggero addosso, scrutando le vetrine e rilassandosi tra le mille sfaccettature dei palazzi affacciati ad esso, mentre le rondini rientrano nei nidi sotto i cornicioni a sfamare i piccoli. Un risveglio profumato.


Che ci metto d'estate? Le 'V' sono tre, le stagioni quattro. Se in questa calda stagione vi viene la voglia di stare tra orde di turisti, umidità notevole, ed eventi d'ogni tipo... fatevi pure quattro passi ugualmente. Pero' vi consiglio di farlo la sera, con l'addormentarsi del sole e nella luce delle stelle. E' piacevole gustarsi un gelato fresco o sorseggiarsi una granita al cospetto di palazzi e viuzze carichi di storia, mentre le zanzare ronzano attorno a un lampione solitario.
Per noi del posto, pero', a fronte del caos che questa stagione porta inesorabilmente, non c'è cosa migliore del rifugiarsi tra le montagne vicine. In mezz'ora siamo già al fresco di un pino. In un'ora a meravigliarci per l'ennesima volta di quelle rocce appuntite sbucate dal mare, uniche al mondo, dai colori e dalle forme sempre diverse che rispondono al nome di dolomiti. Anche per questo, d'estate, lasciando sfogare i nervi delle tre città sui turisti di massa, varrebbe la pena fare un salto a Belluno, tranquillo e carinissimo centro storico a ridosso delle montagne tra le piu' spettacolari al mondo.

domenica 7 settembre 2008

Quattordici giorni di Sardegna

Come primo post vero e proprio voglio sparlare un po' di quell'isola unica, piena di storia, natura e cordialità che è la Sardegna. Piena di simboli. La bandiera con i quattro mori, il mare turchese, la pecora, il porceddu, il profumo del mirto, il pastore dalla bassa statura, il nuraghe, il mamuthone, le dune, il sughero, il miele, gli uliveti, Garibaldi.
Una terra antichissima mai scossa da terremoti, dove il granito regna sovrano da millenni e dove ogni angolo profuma di antichità.
Ogni volta che si torna c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

La prima settimana in un appartamento a San Teodoro, grazioso centrino turistico a sud di Olbia, attorniato da lunghissime spiagge bianche, con stagni abitati dai fenicotteri rosa a separarle dai monti aridi. La nostra preferita rimarrà Lu Impostu, situata tra la rinomata Brandinchi (bello l'enorme bagnasciuga con l'acqua al tallone) e La Cinta (la piu' frequentata e grande, a ridosso del centro storico). Lu Impostu possiede il meglio delle due limitrofe: lungo spicchio di sabbia bianca, mare dai colori incredibili, non troppo frequentata e dal facile accesso.

Capo Coda Cavallo di cui avevamo tanto sentito tanto parlare non c'è garbata. Troppo affollata, stretta e nulla di piu' rispetto le altre. L'Insuledda era invasa da dune di posidonie spiaggiate. Mentre meritano una visita gli scogli levigati dal vento di Cala Ginepro, alla fine di punta molara.
Su tutte svetta sempre maestosa la sovranità di Tavolara, una mastodontica montagna di calcare che taglia il mare come una spada.

Piu' in giu' lungo la costa, prima di Orosei, c'è la spiaggia piu' bella che abbia mai visto. Bidderosa, incastonata al limite di un parco naturale selvaggio e incontaminato. Lasciando la macchina al parcheggio della spiaggia di Berchidda (splendida anche questa, ma troppo vicina al parcheggio) si prosegue a piedi lungo l'arenile per 3 km, fino a raggiungere un paradiso terrestre. Sabbia pulitissima, candida, punteggiata da massi granitici rossi che pian piano scendono in un mare dai fondali zeppi di pesci e colori. Caraibica. Paradisiaca.

Lasciata la costa ci siamo addentrati nella Barbagia, tra le querce e i lecci, fino a raggiungere Fonni, il paese piu' alto della Sardegna (1000mt) e soprattutto Orgosolo, caratteristico con i 140 murales che l'adornano. Un paesetto piccolissimo, dove sui muri delle case artisti veri hanno dipinto immagini che ricordano fatti storici e personaggi recenti e lontani.
Tra stradine inerpicate e la cresta del Sopramonte oltrepassiamo Nuoro, per giungere in un agriturismo tipico che piu' rurale non si puo'. Una fattoria dove s'è passata una serata indimenticabile, in compagnia di contadini ospitali, animali, cibo genuino e tanto, ma tanto tanto, mirto.
Poi qualche giorno in tenda a La Maddalena, la piccola Parigi della Sardegna, sempre una perla nel Mediterraneo assieme a Caprera. Non dimentichero' facilmente la faticosa ma splendida scarpinata tra le creste frastagliate per giungere alle calette piu' incredibili che abbia mai visto. Cala Coticcio, detta Tahiti per un chiaro motivo. La foto spiega, ma poco poco.

Infine, prima del traghetto per Livorno, un intenso on the road tra le 'highway' della Gallura, accompagnati da massi enormi, forme stranissime, strapiombi e valli desertiche. Qui vivono gli alberi tra i piu' antichi esistenti sulla terra. Un ulivastro di 3700 anni ti rapisce tra le fronde. Sotto questi rami si muoveva il popolo dei Nuraghe, delle tombe dei giganti, dei rabdomanti e dei Dolmen.
Il buon Alberto ci ha accolti con la consueta gentilezza nel suo bellissimo stazzo appena sotto il monte Pulchiana, il monolite piu' grande d'Europa. La solita grande e deliziosa cena, il solito mirto. Il rosso cannonau è una bomba mostruosa, sui 14-15 gradi. Piatti tipici ce n'è molti... la zuppa gallurese, il porceddu, gli gnocchetti sardi, i ravioli di ricotta, lo stufato di pecora, la ricotta con l'abbameli, le seadas, il cinghiale, il pecorino, la salsiccia secca, il pane carasau, il torrone. Tutta roba di terra, tanta pecora e miele.
Poi ci sarebbe da dire di Aggius, la bellissima Tempio Pausania, la Valle della Luna, Luras, Calangianus, ma lo spazio è esiguo per scrivere di tutto cio'... magari un giorno raccontero' qualcosa.

Insomma, una vacanza di quelle che piacciono a me... buon cibo tipico, la giusta dose di relax con la solita voglia di girare, cambiare posto, scoprire nuovi angoli di terra. Conoscere la gente del luogo, toccandone il piu' possibile la mentalità. Tanti chilometri in macchina, ora completamente ricoperta dalla polvere.
La Sardegna rimane uno dei posti piu' affascinanti che un italiano possa vedere vicino a casa... non soffermatevi alla Costa Smeralda e a Porto Cervo, che di sardo hanno un fico secco. Giratela e respiratela il piu' possibile, anche all'interno, esploratela a ogni stagione dell'anno. Basta il movimento del sole per cambiarne i colori. Della Sardegna ti innamori dalla prima volta che la vivi.
Un bacino alla mia compagna, di viaggio e non solo... :)

venerdì 5 settembre 2008

Prologo al blog

Ogni essere umano ha ricevuto la facoltà di pensare.
C’è chi lo fa poco, chi il giusto, chi troppo. Il sottoscritto appartiene sicuramente a quest'ultima categoria. Non che questo sia un pregio, nè un difetto, però, come disse Joe Strummer, pensare è un buon motivo per cui svegliarsi al mattino.
Il verbo 'pensare' lo associo al ‘vivere’. Penso a vivere. Che equivale a dire imparo a vivere. Chiedo al vivere e provo a darmi qualche risposta. Come? Pensando.
Quando sei innamorato pensi alla persona che ami. Nel momento in cui sei concentrato il raggio visivo della mente si restringe su un particolare. Quando ti senti addolorato cerchi di non tenere a mente a quello che t'affligge. Si pensa in avanti, indietro, di lato, al presente. Tutta la vita è scandita da questo esercizio mentale, spontaneo come l’acquolina in bocca o il battito di ciglia.
Il bello però è forzare un po’ tale riflesso incondizionato e considerare anche ciò che sta oltre le fette di parmacotto sugli occhi.
E’ onorevole per chiunque non smettere mai di imparare, cercare di apprendere dove si vive, le nostre e altrui origini, comprendere il pensiero del prossimo, il mondo che ci circonda.
Io non sempre ci riesco, nonostante l'impegno, ma la strada è quella.

Sono sempre rimasto affascinato dall’idea di possedere un raccoglitore dei miei pensieri, per rivederli e lasciare una traccia materiale agli altri malcapitati. Capita spesso di sentire qualcosa e dire:
“Cazzo è così! Quanto mi fa imbestialire sta cosa!”
Inizi a formulare ragioni, opinioni, idee, per poi immancabilmente dimenticarle nei meandri del cervello.
Perché non scriverle? Una via di mezzo tra un diario e un saggio poco saggio. Qualcosa del tipo: I pensieri di Marco Ponzo

Con sottotitolo: E chi cazzo se ne frega?